Così, duemila anni fa, l’imperatore romano Ottaviano Augusto coglieva l’essenza dei concetti che oggi indirizzano la moderna pianificazione di emergenza che si impernia sulla semplicità e flessibilità: non si può pianificare una risposta nei minini particolari, perchè l’evento – per quanto previsto sulla carta – al suo “esplodere” è sempre diverso.
La struttura del Metodo Augustus
Nel Maggio 1997 vengono pubblicate le buone pratiche del Metodo Augustus dal Dipartimento di Protezione Civile, con lo scopo di:
• fornire criteri e indirizzi per la pianificazione di qualsiasi emergenza, a prescindere dall’estensione e dall’entità del fenomeno calamitoso e dal numero degli enti e delle amministrazioni coinvolte;
• creare linguaggi e procedure unificate che consentano un’immediata comunicazione e un’efficiente collaborazione tra tutti i soggetti implicati nella gestione e nel superamento dell’emergenza;
• realizzare un Piano di Emergenza che non sia un elenco di uomini e mezzi, ma una valutazione della disponibilità e delle risorse;
Le funzioni di supporto
Il Metodo Augustus prevede lo schema di gestione dell’emergenza divisa in funzioni (9 funzioni per i comuni e 14 per le provincie e regioni) attraverso l’istituzione delle funzioni di supporto nelle rispettive sale operative (CCS – Centro Coordinamento Soccorsi, COM – Centro Operativo Misto, COC – Centro Operativo Comunale).
Si raggiungono due obiettivi primari per rendere efficace ed efficiente il piano di emergenza:
a) avere per ogni funzione di supporto la disponibilità delle risorse fornite da tutte le amministrazioni pubbliche e private che vi concorrono;
b) affidare ad un responsabile della funzione di supporto sia il controllo della specifica operatività, sia l’aggiornamento di questi dati nell’ambito del piano di emergenza. Inoltre far lavorare in “tempo di pace” i vari responsabili delle funzioni di supporto per l’aggiornamento del piano di emergenza fornisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni di emergenza, dando immediatezza alle risposte di protezione civile che vengono coordinate nelle Sale Operative.
Le funzioni di supporto, da attuare nelle rispettive sale operative, non debbono essere necessariamente 9 o 14 ma dovranno essere istituite a ragion veduta, in maniera flessibile o in base a una pianificazione di emergenza già predisposta in un determinato territorio per un determinato evento, oppure per far fronte ad immediate esigenze operative durante o prima di un evento calamitoso.